LA STORIA DELLA MUSICA POP A SAN MARCO IN LAMIS (1948-2000)

Non interessa qui introdurre una data d’inizio della nascita del pop a San Marco in Lamis né insinuare peculiarità particolari del fenomeno peraltro comune a molte altre realtà...
ma senza forzare analisi diciamo soltanto che qui più che altrove il fenomeno dei complessi e dei cantanti pop e più in generale la nascita dei primi embrioni musicali a carattere di orchestrine swing subito dopo la fine della guerra hanno avuto una caratterizzazione molto forte.
D’altra parte la città ha sempre avuto una forte attitudine verso l’arte, la musica e la letteratura e ha fornito in termini di qualità un contributo molto alto alla crescita culturale del territorio.
Nella terra di Borazio, di Tusiani e di Soccio non poteva non nascere quindi una cultura musicale di qualità, e va intesa in questa scia la nascita dei primi gruppi musicali a San Marco in Lamis espressi attraverso la conoscenza e la passione viscerali per la musica americana ovvero la musica jazz nella fattispecie la forma più leggera dello swing e inevitabile confronto con la grande melodia della canzone napoletana.
Da un siffatto incontro scaturisce la musica che il maestro Tonino Lombardozzi, un mix di jazz e melodia napoletana, interpreta , supportato da un gruppo di musicisti ben motivato composto da Luigi La Porta, Francesco Russo, Nazario Tancredi e Antonio Longo, la sua musica in ogni luogo, dai palcoscenici di paese alle tavolate di campagna sino alle feste di matrimonio e di paese.
Forse sulla via aperta dalle esibizioni di Lombardozzi e amici oppure in modo spontaneo che si formano e si inseriscono poi gruppi come i Walter Pitet nel 1954 e il trio, e in seguito duo, degli Speranzoni, composto da autentici pionieri dell’arte musical – cabarettistico pop del paese ( Gli Speranzoni erano Michele Fulgaro, Matteo Napolitano e Armando Inglese ), persone o artisti che animeranno, in modo semplice e spontaneo, le feste di matrimonio e di paese forniti di un loro repertorio di canzoni napoletane e esilaranti maschiette e sberleffi di piazza che tutti apprezzeranno. D’altronde sono anni di transizione, difficili ma anche tempi di grandi speranze in una area geografica peraltro ancora molto depressa.

Se i maestri Tonino Lombardozzi e Luigi La Porta erano dotati di un bagaglio musicale di base molto colto ( non a caso diventeranno il primo un apprezzato maestro di fisarmonica e il secondo insegnante di musica presso il conservatorio di Foggia e in seguito direttore d’orchestra ) , Michele Fulgaro, che vantava origini musicali autodidatte, guida invece una formazione pop molto in sintonia col mondo della musica leggera che rilevava brani d’attualità musicale riproponendoli tout court, candidandosi in questo modo ad essere il vero propulsore e rappresentante di quell’anima popolare e genuina, alla portata di tutti i gusti, che successivamente a vario titolo tutti i gruppi e i cantanti locali adotteranno perché forniva la materia necessaria alla qualità del successo adatto ad un pubblico formato prevalentemente da giovani.
Il prototipo del classico gruppo dance, che ha nobili parenti per esempio in America, ( nel nord ovest, regione laboratorio, dalle parti di Seattle, dove impazzano gruppi come i Sonics e i Wailers, sui luoghi dove nacque Jimi Hendrix e dove 30 anni dopo esploderà il fenomeno grunge ) si sviluppa attraverso la composizione di un gruppo di quattro elementi con una strumentazione essenziale di base con l’aggiunta di volta in volta della presenza di un sassofono o di una fisarmonica. Spesso la carenza di un vero cantante fa slittare il repertorio verso tarantelle e mazurke, ritmi più adatti allo spirito della festa nuziale o di paese.
Michele Fulgaro è un artista completo ; oltre alla chitarra, suo principale strumento, suona anche la tromba, la batteria e soprattutto canta con tonalità molto vicine alle esperienze dei cantanti melodici napoletani. Ma il vero progenitore del pop a San Marco è stato Antonio Verde, il mitico zio rosso, padre fondatore di fatto della scena pop in paese.
Lo possiamo cogliere in una istantanea storica fornita dal libro “ Bande e gruppi musicali di San Marco in Lamis “ ( 2005 ) mentre suona il mandolino, nel 1954 col gruppo Walter Pitet, accanto ai suoi allievi prediletti, Giuseppe Petrucci, Matteo Vigilante, Matteo Napolitano e lo stesso Michele Fulgaro.
Da una costola dei Walter Pitet nascono Arcangelo e il suo Complesso poi evolutosi in i Modernissimi o Mods secondo uno schema evolutivo della scena pop locale, che contemplava la presenza sempre degli stessi musicisti con piccole variazioni, almeno sino alla nascita dei Protheus, avvenuto nel 1968 durante l’anno principe della musica pop mondiale, quando il gruppo si stabilizza definitivamente.
Il gruppo reca con se una novità sostanziale : adotta finalmente al proprio interno la presenza di un vero cantante, il mitico Beppe Monte ( Giuseppe Chiaramonte ) che dà stabilità e sicurezza al gruppo e al contempo offre ad una platea di giovani e meno giovani, l’opportunità di ascoltare un repertorio adatto ai nuovi tempi, slegato dal passato e aperto al futuro, con garbo moderno.
I Protheus sono l’unico vero complesso Pop sammarchese presente in tutte le feste di matrimonio ed è composto oltre che da Beppe Monte e Michele Fulgaro, da Matteo Napolitano ( batteria ), Michele Verde ( chitarra), Michele Perta ( tastiere ); si tratta dell’ unica istituzione pop in paese mentre tutto ciò avviene in un momento storico molto frenetico per le vicende ambientali del paese avviato a vivere in termini di transizione nuovi modelli sociali e di costume che la moda stava imponendo anche da noi.
Il repertorio non era più legato soltanto alle tarantelle e alle mazurke ma grazie alla presenza di Beppe Monte la gente aveva modo di ascoltare i successi che la radio e la tv proponevano in quel momento soprattutto durante il periodo estivo. Quindi una trasformazione necessaria per adeguare la proposta musicale alle effettive esigenze d’ascolto dei giovani ; d’altronde sono gli anni del beat e i nostri, copiando come tutti, adotteranno una divisa dai diversi tagli e colori più consone alle nuove esigenze imposte dai primi passi imposti dallo spettacolo e che si possono ammirare nelle varie foto che riguardano i Protheus o i Mods del secondo periodo.
Naturalmente in quel periodo si stanno formando altri gruppi che la mostra e il libro cercano di fornire testimonianza, ma sono gruppi nati e vissuti come meteore, vissuti tra la metà dei sessanta e gli inizi dei settanta ; per esempio i Draghi ( formati da Antonio Coco – ch , Michele Martino - bt, Michele Ruggeri - fis e Michele Nardella – bs ), i Devils ( con la presenza dell’indimenticabile Luigi Tantaro alla chitarra ) e i Roll K 70, che animeranno anch’essi feste nuziali e serate dancing, questi ultimi “famosi” per aver ospitato al loro interno le prime esperienze canore di Gennaro Sassano, personaggio fondamentale di riferimento più che cantante puro, che troveremo nei decenni successivi nelle varie edizioni degli Atomium.

2.Tra la fine degli anni sessanta e gli inizi dei settanta saranno numerosi i gruppi giovanili che, stimolati dai nuovi suoni di provenienza estera, più compatti e articolati, si formeranno nella valle.
Da citare gli immensi The Birds ( band composta da Luigi Nardella, - voce solista, Michele Gaggiano –ch , Michele Villani, -ch, Silvestre Cervone – bs, Giovanni Fulgaro –bt. ), The Wolves ( Leonardo Ianzano –voce solista, Michele Giuliani –ch, Michele Martino – tast, Leonardo Perta –bs, Alfonso Patrono –bt ) e Le Pietre Azzurre, ( con Natale Tenace –ch, Pietro Longo –tast, Luigi Stanco –bs e Luigi De Sol –bt ) gruppi fondamentali per capire il passaggio da una musica melodica, semplice e ripetitiva ad una musica più moderna, complessa e dai tratti persino hard come stava imponendo la moda progressiva di quel periodo, peraltro all’interno di una nuova scena molto più frenetica dal punto di vista generale dell’evoluzione musicale rispetto al passato.
Indimenticabile resta in questo senso la resa del brano “La prima goccia bagna il viso” eseguita dai Birds in una impeccabile performance da brividi durante un loro storico concerto tenuto nel paese agli inizi del decennio ‘70.
Sulla scia dei Birds, scomparsi quasi subito, si formano i Butterflys nel 1971, gruppo essenziale, che propone una musica da “ juke box “ prelevata dai successi del momento ; non hanno un vero cantante anche se Leonardo Parisi, che suona anche la tastiera Farfisa, si sforza di assumerne il ruolo. Gli altri componenti, tutti alle prime armi, sono Mario Mossuto al basso, Angelo Accadia alla chitarra e Mario Masullo alla batteria. Di tutto l’organico il solo Mario Masullo avrà una carriera regolare in futuro ed è tuttora in attività dopo aver suonato con quasi tutti i gruppi che si sono avvicendati in paese nel corso degli anni seguenti.
Il complesso i Butterflys non aveva grande spessore musicale ma è servito da laboratorio per la nascita del gruppo gli Atomium, forse il gruppo più importante di tutta la storia musicale della città.
Il primo nucleo degli Atomium , formato agli inizi del 1972, era composto da Mossuto, Parisi e Masullo provenienti dai Butterflys, con l’inserimento di Paolo Pinto e Leonardo Pignatelli, chitarrista e cantante, entrambi musicalmente molto dotati. In seguito a Leonardo Parisi subentrerà Angelo Ceddia, precoce talento musicale proveniente dal conservatorio, assestando cosi la line up della band in modo pressoché definitivo
Riguardo gli Atomium, la mostra e il libro forniscono una serie di foto che partono dalla nascita sino allo scioglimento del gruppo avvenuto verso la fine del decennio che corrisponde pressappoco con la nascita dei Fly , il nuovo gruppo di Paolo Pinto, leader dei disciolti Atomium.
Durante questo periodo il gruppo ha subito diversi avvicendamenti nel proprio organico; i nuovi musicisti, da Giovanni Del Mastro a Tiziano Paragone, Gennaro Sassano e Angelo Ceddia guidati dalla leadership di Paolo Pinto, saranno i nuovi componenti stabili del gruppo.
Gli altri gruppi che pure hanno avuto una storia più o meno simile a quella degli Atomium non avranno abbastanza forza per sopravvivere in modo regolare alla usura del tempo.
Le Pietre Azzurre, che erano guidate dal chitarrista Natale Tenace, diventeranno il gruppo di supporto di Mikalett, l’unico cantautore del posto ad aver inciso due singoli nei corso degli anni settanta e il gruppo figura nei crediti dei due dischi.
Nei settanta Michele Fulgaro cessata l’attività con i Protheus forma insieme ad Antonio Serafino Panzone e Mario Masullo il gruppo The Revivals, nome appropriato per una realtà musicale formata da dinosauri del pop locale riuniti soltanto per proporre canzoni d’altri tempi.
Sono spesso raggiunti sul palco da Toni Rispoli, il maestro Tackis, eccellente cabarettista del posto, Beppe Monte e Little Rock, alias Bonifacio Tancredi, quest’ultimo diventerà in seguito la voce principale del gruppo.
Il maestro Tackis, alias Luigi Soccio, recentemente scomparso, ha pubblicato un singolo con cinque brani molto esilaranti, che resta un piccolo capolavoro di avanspettacolo di qualità nella storia del nostro paese ; mentre Tonino Rispoli, eccellente chansonnier, proveniente per educazione musicale dalla canzone francese è l’unico personaggio che può vantare un inizio di carriera folgorante iniziata nel posto principe della canzone italiana, San Remo nel 1961. ( una foto in particolare lo ritrae addirittura sul palco del casinò municipale della città dei fiori durante una sua esibizione ). Alcune foto presenti in mostra lo immortalano accanto ai maggiori big della canzone italiana dei primi sessanta: si tratta di personaggi importanti, da Mina a Joe Sentieri sino a Gino Latilla, passando per Umberto Bindi e Herbert Pagani, lo sfortunato cantautore italo francese scomparso nel 1988.
Tonino Rispoli (nella foto con Mina) ha pure inciso un singolo ( La donna dei miei sogni / Oh Susanna ) di difficile reperibilità.
Restando nello spazio riservato ai cantautori è impossibile non accennare alle poliedriche attività di Mikalett, al secolo Michele Giuliani, unico personaggio del posto ad aver prodotto due singoli ( Dimmi di si / Piangi e Canzone va / Chi siamo noi, rispettivamente nel 1976 e 1977 ) e due audiocassette musicali originali. Una delle quali, Ballata per due briganti, nonostante una registrazione approssimativa, resta il pezzo più pregiato del catalogo. Naturalmente si narrano le gesta di due briganti del posto, Orecchiomuzzo e Lu Zambre, qui esaltati come eroi romantici.
Riguardo la musica folk a San Marco in Lamis la materia merita una lettura più attenta ed approfondita perché illumina una materia che riguarda la qualità e le radici culturali di una comunità. Indubbiamente i gruppi Festa Farina e Folk , Celano Musica e la Baracca Folk hanno saputo assolvere con impeccabile puntualità e rigore, nel corso degli anni, sia sui palchi della provincia che nella testimonianza rese su nastro, il compito non facile di trasmettere agli ascoltatori tutta la bellezza e la autenticità di quei canti che sono patrimonio della nostra cultura popolare. Ma non basta perché evidentemente occorre dare continuità e visibilità ad un progetto di più grande respiro attraverso la formazione, lo studio e la ricerca del materiale tradizionale per affidarlo alle cure professionali di musicisti preparati che la città è in grado di fornire.
Una rinascita di quei gruppi o parte di essi andrebbe sollecitata.
La musica folk ha il compito di custodire l’anima e la tradizione di un popolo e i brani, a volte struggenti altre volte gentili, hanno inciso fortemente nel tessuto della storia del nostro paese in maniera profonda e sincera, motivo per cui vanno salvaguardate oltre che rispettate. Brani come “La Vadda de Stignano” o la famosa tarantella offrono gli estremi di una condizione musicale di grande spessore e mi piace ricordare in questo passaggio la voce potente e versatile di Leonardo Ianzano, unico a potersi esprimere in gioventù con canzoni pop con i Wolves e le Ombre e nell’età matura dare un contributo decisivo ai brani da brivido della grande ballata popolare e tradizionale di San Marco in Lamis.
Un altro personaggio fondamentale della scena folk tradizionale, che ha investito nella ricerca e inciso nella crescita musicale del territorio, per passione e attenzione alla materia, è stato e lo è tutt’ora Raffaele Nardella, vera anima, passionale e sincera, personaggio decisivo per capire l’importanza dell’intera attività folk a San Marco in Lamis durante gli anni ottanta. Oltre al contributo, tra gli altri, di Angelo Ciavarella, co-fondatore del gruppo ed eccellente chitarrista folk del posto e di altri musicisti.
(Da aggiungere in extremis la recente pubblicazione di un cd del gruppo Festa Farina e Folk, avvenimento eccezionale che dimostra la buona salute che gode la materia nella nostra valle, rinascita auspicata e salutata con grande affetto da tutti gli amanti della buona musica.
Rimando per una lettura dettagliata del lavoro alla recensione scritta con grande competenza da Pietro Massaro sul sito emanueledamore.it. )

3.Terminata la storia pionieristica dei gruppi e dei cantanti sammarchesi si entra ora in territori più regolari, le passioni si sono assopite e i progetti musicali si sono assottigliati.
I Fly, nati da una costola degli Atomium, assumono il ruolo di leadership del pop locale degli anni ottanta.
Nei settanta le varie edizioni degli Atomium avevano dato impulso e continuità alla linea melodica imposta dal duo Pinto – Pignatelli, assolvendo il compito di fornire le migliori condizioni possibili per performance di qualità in un rapporto tra effetti e melodia sulla scia di uno spettacolo ricavato dalla moda del momento. I Fly sono guidati da Paolo Pinto, con un organico sempre variabile dove si avvicendano continuamente musicisti del posto nel corso degli anni : da Aldo Pirro a Antonio Mastromauro a Pippo Cofano, poi Elvira Massaro, Maurizio Napolitano, ecc… un gruppo che assume il controllo della piazza essendo l’unico, tra l’altro, a poter disporre di risorse tecniche e professionali in grado di allestire spettacoli di grande effetto, sulle tracce di analoghe esperienze che stanno investendo il mondo dello spettacolo mondiale.
Sono tuttavia gli anni del riflusso, interlocutori e generale appiattimento musicale.
Le condizioni sociali alla metà dei settanta sono deprimenti, vi è disoccupazione ovunque soprattutto in Inghilterra e in genere nasce proprio da queste situazioni di disagio sociale e giovanile unito alla depressione, l’impulso alla rinascita musicale. In effetti dopo le prime avvisaglie captate a New York e in tutta la East Coast ( i Television e Patty Smith su tutti ) in Inghilterra non tarda ed esplodere con rabbia e disordine devastanti la bomba punk con tutta la sua ira iconoclasta spargendo, agli inizi del fatidico 1977, veleno dappertutto. Tutto viene rimesso in discussione. La scena punk rianima il rock n roll, inserisce nuovi imput, organizza una nuova rivoluzione di musica e costume e si prepara ad essere scena dominante in tutto il mondo, che avrà uguale rilevanza storica soltanto se si guarda indietro alla scena beat psichedelica del ’66, naturalmente con differenti motivazioni di fondo.
Qui di Punk o di rock estremo bisognerà aspettare gli anni novanta quando gruppi di giovani avranno il coraggio, spinti dalla travolgente musica punk californiana contaminata con l’ hardcore melodico dei Bad Religion dei primi ottanta, figlio legittimo di quella grande rivoluzione del 76, saliranno sul palco della villa comunale e suoneranno anche quella musica o ispirandosi ad essa. In realtà qui il punk viene accettato come propulsore, quella che i giovani gruppi suoneranno sarà un rock moderno dai suoni pesanti ed immediati, presi in prestito un po’ da tutti i generi dominanti in quel periodo.
La mostra e il libro offrono anche in questo reparto qualche nome ( Virtuals, Shout, Shiny Flowers, Evening, Pattuglia Cosmica ecc. ) gruppi che si muovono all’interno di una musica pop / rock d’autore ad eccezione del gruppo della Pattuglia Cosmica dove pare più interessato a sviluppare un suono proprio di tipo noise che fa riferimento ai Sonic Youth e alla scena grunge in generale.
Mancano testimonianze di gruppi dotati di suoni estremi, metallo pesante e tutte le contaminazioni immaginabili, ma spesso sono gruppi che si formano e si scompongono nello spazio di un battito d’ali per cui non lasciano in paese alcuna traccia.
I Fly, che hanno avuto un certo successo, appartengono alla cernita dei gruppi che hanno caratterizzato un periodo musicale preciso, fornendo una musica senza grandi novità ma, come ho già detto, di grande valore professionale. I loro spettacoli erano dotati sempre di una formalità impeccabile e anche se a volte scadevano nel pop più stucchevole, sapevano farlo con molta classe.
Hanno inciso un singolo, Via con te / Averti un attimo, nella qualità media del periodo.
In questo filone, fatto di pop elegante e ricercato, si inserisce anche l’attività musicale di Angelo de Maio, artista precoce e attualmente insegnante di musica. Ha all’ attivo un ottimo singolo pubblicato nel 1983 col nome d’arte Mayo ( La donna che cercavo / L’innocenzai ricordi l’età ), da lui scritto e prodotto.
(Da aggiungere la pubblicazione in seguito di due ottimi cd Sono figli dell’amore e Telefonami ora, rispettivamente nel 2005 e 2010, certamente lavori più maturi ed elaborati).
Da citare Giuseppina Panzone, unica donna in un ambiente dominato sin qui dagli uomini, figlia dell’indimenticabile Antonio Serafino, scomparso recentemente ; ha pubblicato in forma artigianale un buon cd in cui si esprime con linee melodiche in lingua e in napoletano di buon livello.
In un paese tradizionalmente di emigranti non potevano mancare personaggi legati a questa condizione. Mi piace ricordare qui, con grande simpatia ed emozione, almeno due nomi che credo possano considerarsi due concetti di canzone italiana ed internazionale all’estero dove sono sempre vissuti, entrambi emigrati oltre oceano ed entrambi legati alle radici della loro terra.
Michele Rendina, che ha pure inciso un singolo ( L’amore a primavera / Sono un essere umano ) , è considerato un cantante melodico legato fortemente alle radici della sua terra e infatti canta, nelle lontane terre australi per amici e connazionali, solo canzoni italiane ; il secondo, Peter Nardella, ha invece tutt’altra storia. Cantante dai toni confidenziali, delicati, Peter Nardella (foto) era dotato di una voce straordinaria, che ricorda molto per tonalità la tradizione dei grandi cantanti italo - americani ( Dean Martin e Frank Sinatra per intenderci ). Era nato ad Akron, in Ohio ( Usa ) nel 1926 da genitori sammarchesi trasferiti in America agli inizi degli anni venti. Fu protagonista e voce solista del complesso pop - jazz Phil Palumbo and The Pals, titolare di alcuni lavori divisi tra jazz e tradizione. Da mettere in grassetto un cd dalla durata breve ( In Memoria ) dove sono custoditi come in uno scrigno prezioso un gruppo di canzoni favolose, interpretate da Peter con grande pathos : da Feelings a More, da Al di la a The Shadows Of Your Smile sino a He Ain’t Heavy.
Peter Nardella è scomparso nel 2001.
Per concludere non possiamo non lodare le qualità di due grandi musicisti contemporanei :
Teo Ciavarella e Ciro Iannacone.
Teo Ciavarella è un musicista di formazione jazz blues, oltre ad essere artista completo, esegue quella musica e si esprime su livelli professionali molto alti. In effetti opera a Bologna accanto a musicisti di fama internazionale ed ha prodotto sinora diversi pregevoli lavori a suo nome o in collaborazione. Accanto ai suoi pirotecnici spettacoli vorrei ricordare almeno il brano “ Gargano Elegy”, inserita all’interno del suo ultimo lavoro, che riguarda le nostre radici comuni , peraltro interpretata con molta sentita partecipazione.
Ciro Iannacone invece è un cantautore sanguigno e gentile formatosi alla scuola dei cantautori dei settanta (vagamente di scuola cantautorale romana). Ha prodotto finora due cd di grande qualità (soprattutto il primo, inarrivabile “ frenetico cittadino“) però esprime tutta la propria forza e offre il meglio di sé sul palco dove si trasforma in autentico mattatore fornendo spettacoli sempre di qualità ( un cd dal vivo renderebbe giustizia delle effettive capacità artistiche di Ciro Iannacone ).
Atteso alla prova del terzo lavoro, con l’auspicio di trovare oltre all’ispirazione giusta anche un ottimo produttore, Ciro Iannacone resta un talento naturale che dovrà ancora esprimere tutta la sua forza.
(Luigi Ciavarella)

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