POESIA INEDITA DI LUIGI CIAVARELLA


CIO’ CHE RESTA DEL MIO MARTIRIO
( per il Cardinale Martini )

Ciò che resta del mio martirio è la luce che plana
Obliqua dagli interstizi delle finestre
Tra le persiane verdi  smeraldine
E la polvere che copre la superficie degli armadi
Sulla distanza del tempo che ci resta.

A contemplare questi spazi del nostro tempo ballerino
Non ci sono più lame affilate che ci costringono alla resa
Tra i progetti di questo crimine annunciato.
Ora che abbiamo esaurito ogni preghiera
Messo a nudo le nostre incongruenze
Ci resta questo grande testimone di fede che guarda tutti
Allo stesso modo e con lo stesso sguardo indulgente dei perdenti.


In qualche misura riesco a sopportare le incertezze
Le stime della percezione, i suoi attimi fuggenti
Di una infinità di dubbi che mi inseguono
Mi annichilisce l'incertezza rendendomi insicuro, vulnerabile
A questi occhi dolci che insopportabile il mio castigo.
Semmai una luce avrà avuto pietà dei miei pensieri
Allora sarà la mano sua gentile, mai la sua ira
A condurmi in qualche luogo, ovunque sia la strada.
(  2013 )

( Luigi Ciavarella )

Commenti

Post popolari in questo blog

IL BORGOMONDO DI ANTONIO FRANCAVILLA.

"DURANTE TUTTO IL VIAGGIO LA NOSTALGIA NON SI E’ SEPARATA DA ME” , poesia di NAZIM HIKMET

"BARBARA" DI PREVERT, OVVERO L'AMORE AI TEMPI DELLA GUERRA.