TACKIS O'GENIO DEL CABARET


Varietà e avanspettacolo: Una impertinente vocazione a scandagliare con sberleffi e risatine il mal costume del nostro tempo.

di LUIGI CIAVARELLA

Parlare di Tackis, alias Luigi Soccio (1937-2009), significa rivisitare un mondo dove la macchietta, il teatro, l'avanspettacolo e il varietà riescono a convivere magnificamente. A ciò vanno aggiunte le frasi doppio senso e una certa impertinente vocazione a scandagliare con sberleffi e risatine sottotraccia il (mal) costume del nostro tempo, con umorismo e lazzo che, unito ad una certa virtuosa galanteria di forma, fanno la grandezza del "maestro" così pomposamente e scherzosamente autodefinitosi, per la felicità della platea sempre numerosa e recettiva alle sue battute.
Ricordiamo il maestro Tackis, così vicino (senza scomodare la grandezza) a Ettore Petrolini per quella loro comune vocazione alla satira e al varietà e a certa comicità irriverente, anche se un confronto più attendibile corre naturale e inevitabile verso il teatro comico napoletano, se non altro per questioni di vicinanza e di linguaggio.
Un gruppo di brani dal carattere allusivo agitano l'unica testimonianza su disco che Luigi Soccio ci ha lasciato; cinque brani che appartengono alla storia di San Marco in Lamis per definizione aperta ad ogni forma d'arte. Unico reperto che raccoglie la magia dello spettacolo folkloristico da cabaret, come strilla la copertina del suo dischetto, a chiare lettere e infarcito di disegni che sono poi gli strumenti con cui l'artista ha dato voce ai suoi spettacoli: guanti, bastone, cilindro e papillon.
il microsolco (formato EP) pubblicato negli anni settanta dalla Fonocomer Records di Napoli, è un prezioso scrigno in cui vengono custoditi cinque brani dal gusto irresistibile, scritti dall'autore, che disegnano un universo costruito con comicità intorno ad alcuni temi popolari.
Solletico nervoso in cui raccomanda nell'incipit "... al popolo in delirio di applaudirlo, udirlo e lacrimare di gioia..." in quanto "... reduce dai palcoscenici sfarzosissimi di Las Vegas...", esilarante macchietta che usa i doppi sensi e i canoni dell'avanspettacolo; seguono N'accordo in fa e Pardon, parodie paradossali dalle tonalità variabili e la recita sui temi dell'equivoco, sempre in primo piano.
Sul secondo lato il brano più rappresentativo è O professore de medicina in cui Tackis "...continua il suo show sconvolgendo delirante platee e sfarzose damigelle e damigiane d'onore...", prendendo di mira questa volta la classe medica on bonaria simpatia.
Chiude con Un genio de spusà, "... strepitoso successo che trionfò nei luculliani palcoscenici del kilimamjaro..." ennesima parodia della vita.
Resta ancora forte la sua presenza in mezzo a noi, perlomeno negli ambienti che hanno creduto in lui e nella sua arte, convinti che se Luigi fosse vissuto in altri luoghi (e in un'altra epoca) avrebbe avuto sicuramente ben altra fortuna. 

fonte:  JANO, San Giovanni Rotondo, marzo 2011
   


   




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