LUIGI TRICARICO IL PODISTA DELLA CANZONE

Quando Luigi Tricarico raggiunge nel 1955 le lontane terre straniere, il Belgio e in particolare Bruxelles, ha soltanto 11 anni essendo nato, qui a San Marco in Lamis, nel 1944. Lascia una cittadina che ha da poco scoperto l'America (Lamerica come suggerivano un noto scrittore meridionale e un famoso film) e che si preparava a percorrere quel tragitto miracoloso in cui tutti presto impararono a seguire poiché rimaneva l'unica indispensabile ancora di salvezza in un mondo contadino che si stava spegnendo e svuotando di interesse. Lamerica non sempre è l'altra sponda dell'Atlantico dove pure molti nostri concittadini erano approdati sin dal dopoguerra ( si pensi alla famiglia Tusiani in particolare ) ma spesso era il Belgio ( o la Francia e in seguito, in modo più massiccio, la Germania ) con le sue miniere di carbone e le sue tragedie quotidiane l'approdo di tanti emigranti che, spinti dalla necessità di sopravvivere ad una condizione di vita disperata, accettavano qualsiasi lavoro in qualsiasi posto, senza tutele e senza assistenza.
Suo padre aveva preceduto l'arrivo del resto della famiglia di due anni, preparando il terreno al ricongiungimento come era consuetudine in quei tempi eroici. In Belgio ma anche in Germania e nella Francia figuriamoci nella vera America dove le distanze erano tali che l'unità della famiglia diventava persino un obbligo. Ma Luigi non lavorerà nelle miniere come tanti suoi connazionali, verrà risparmiato dall'annientamento provocato dalla silicosi o dalla tragedia causata dal cedimento del sottosuolo sempre in agguato ( si pensi a Marcinelle in cui perirono 136 italiani ) bensì in uno stabilimento della Fiat.
In quel lontano paese impara presto a suonare la chitarra e a conoscere, giocoforza, persone che come lui hanno interesse a costituire un complesso, fatto che accade già nel 1958 sulla scia di una moda che sta prendendo piede in tutto il mondo e che trova sfogo nella riproposta di canzoni e ritmi contemporanei. D'altra parte anche la sua città nativa in quel preciso momento stava sfoderando le sue passioni musicali primo fra tutti le prodezze spontanee di Tonino Lombardozzi che, con la sua fisarmonica, prova a diffondere melodie napoletane e raffinate arie paesane nel fondovalle, con la complicità di Luigi La Porta, Nazario Tancredi, Luigi De Carolis ed altri sodali, in un momento straordinario della vita quotidiana del paese. Qualche anno più tardi allo stesso modo un altro gruppo di musicisti in erba darà forma e contenuti, sempre con le stesse modalità, ad un sodalizio nato intorno alla figura carismatica di "zio rosso", ( al secolo Antonio Verde ) considerato il padre del pop sammarchese, colui che ha insegnato a tutti il modo di suonare la chitarra, e il primo ad innescare quel processo aggregativo che non verrà mai meno in tutta la storia della musica di San Marco in Lamis, ( cito come sintesi i Walter Pitet ) compreso Michele Fulgaro e il suo compagno di strada Angelo Iannantuono, che invece suonò la fisarmonica e le tastiere, che saranno gli unici a perseguire sino alla fine la sua lezione di vita ( infatti nonostante gli anni ancora oggi suonano entrambi imperterriti nelle feste di paese i loro strumenti con immutato entusiasmo ).
Il primo gruppo di Luigi Tricarico si chiama Les Rebelles  ( Foto sotto ) e come è facile prevedere suonano musica leggera del momento, con divertimento e brio un pò come tutti. poi seguiranno The Style Men ( Foto sotto ) sulla scia musicale della precedente esperienza. Infine nel 1965, in piena era beat, forma con i fratelli Ciro e Tonino il complesso I Sorrenti, con stessa formula collaudata. E' questa l'ultima esperienza di Luigi nel campo della musica attiva, che gli consente tra l'altro di conoscere il cantautore Adamo, in quel tempo massima espressione della canzone italiana in Belgio e in tutta Europa, grazie alle sue capacità compositive, anch'egli, come si sa, con origini migranti.
Nel 1984 raggiunta l'età pensionabile Luigi Tricarico fa ritorno al suo paese d'origine.
A partire invece dal 2007 spinto da un ritorno irrequieto ed irrefrenabile per la canzone prova ad incidere presso un noto studio di registrazioni locale, una infinità di covers di svariate provenienze, canzoni italiane d'ogni tempo con predilezione per gli anni 60 e 70 e con qualche accento sulla canzone francese per motivi fin troppo ovvi, perpetrando cosi una passione mai estinta anzi fin troppo eloquente per la mole delle registrazioni effettuate
Luigi Ciavarella.


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