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Visualizzazione dei post da aprile, 2017

POESIA DIALETTALE GARGANICA A CONFRONTO.

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Il libro di recente pubblicazione, Poeti del Gargano , con sottotitolo “nei dialetti dei paesi”, curato da Franco Ferrara di Apricena, ci consente di osservare dal di dentro lo stato di forma della nostra poesia dialettale. La materia è perlomeno controversa. Se da un lato diminuisce in maniera esponenziale l’uso corrente del dialetto sia nelle conversazioni tanto nella scrittura (l’ISTAT nell’ultima rilevazione ha certificato una ulteriore diminuzione dell’”uso esclusivo” del parlato dialettale, tanto in famiglia quanto con amici e conoscenti, a vantaggio di un italiano sempre più corretto) dall'altro canto ci si chiede, considerata l'alta proliferazione di poeti e testi dialettali, se ciò sia sufficiente a frenare la caduta e rilanciare, se possibile nel contempo, la centralità della parola dialettale in seno ad una comunità.   Una delle soluzioni può essere quella proposta dal gruppo dei poeti garganici di cui parliamo i quali non solo hanno riunito in un volume d

MOSTRA ALL'APERTO DI NICK PETRUCCELLI

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Ieri mattina siamo stati testimoni di un evento artistico molto curioso e interessante: una mostra di sculture di Nick Petruccelli , che l'artista sammarchese ha esposto nella centrale piazza Madonna delle Grazie Si tratta di opere a soggetto religioso o ispirate da simbolismi che traggono ispirazione dalle debolezze umane, come per esempio la famosa stele, peraltro già nota in quando esposta nel convento di San Matteo, al cui interno vengono stilizzati i segni tangibili della soffe renza umana contemporanea. La droga, l'alcolismo, e altre dipendenze, sono qui raffigurati attraverso simboli inequivocabili. Catene, siringhe, bottiglie, chiodi penetranti e addirittura un braccio scolpito nel legno dove il tutto evidenzia il grido soffocante di un dolore devastante, lo racchiude e lo denuncia con umana misericordia. Le stimmate scalfite nel palmo della mano, poi, rievocano il grido forte primordiale della croce che si protrae sino ai nostri giorni, sotto altra forma ma con ugua

POESIA COME VIAGGIO

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Da questa altezza vertiginosa respiro l’aria funesta di Chernobyl e la brezza del gran Canal dello Starale tra gorgheggi di acque putrefatte e profumi esaltanti di sambuco.   Potremmo osservare la piana dei Catapani nella sua maestosa interezza come una taiga, da questa balconata naturale, con le sue spighe agitate dal vento e le betulle che si specchiano nello stagno, altezzose in questa stagione strana d’estate. Oppure dentro i rivoli del Candelaro che tagliano i sentieri dove spesso si possono incontrare gli sguardi impaurite delle rane immobili, vicinissime allo specchio d’acqua gonfie d’ attesa mentre fissano la preda.   Respiro il profumo di Parigi i cento ponti che attraversano la Senna e i boulevard che mi ricordano nei sogni il grande Jacques della guida Michelin odorose di puttane, di caffè e di Pastis. I clochard sono fermi agli angoli della strada altri sotto i ponti del fiume conservano cartoni per la notte e stipano con c

CARTOLINE, TRAJONE E SUPERSTIZIONI

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Questa cartolina di Matteo Di Carlo  (foto a sinistra) credo sia l'unica testimonianza illustrata di una poesia dialettale dedicata alla fracchia. Forse l'unica in assoluto impressa su cartolina postale. Nel mio ricordo di adolescente la vedo in dose massicce nei tabaccai e in altri posti pubblici, soprattutto nei periodi pasquali. Pensavo allora che l’Autore fosse una specie di istituzione del nostro paese, senza immaginare affatto che la divulgazione della cartolina era soltanto una iniziativa personale dell'Autore.   Degli altri poeti dialettali naturalmente non conoscevamo nulla poiché non vi erano state stampate altre cartoline simili. Nessuno evidentemente aveva ritenuto utile imitare l’esempio di Matteo Di Carlo. Nulla sapevamo, per esempio, di Joseph Tusiani , - emigrato in America - Francesco Paolo Borazio o di Giovanni La Selva etc. perché le loro cose erano discusse e soltanto nei circoli o, al limite, custodite nella biblioteca pubblica di Corso Giannone